Nel 2022 l’Istat ha avviato la seconda edizione della Rilevazione multiscopo legata al Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP), coinvolgendo nel periodo marzo – novembre un campione di 110mila unità.
Il Censimento permanente ha l’obiettivo di cogliere le peculiarità, il ruolo e la dinamicità di un settore strategico come il non profit in Italia, fornendone un quadro statistico ufficiale e affidabile.
In particolare, i dati rilevati in questa edizione restituiscono informazioni su aspetti caratteristici e specifici del settore come le attività svolte dalle INP e i loro destinatari, le dimensioni economiche, le reti di relazioni, la comunicazione e la raccolta fondi, l’innovazione sociale, ma anche su tematiche più generali quali la responsabilità sociale, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la digitalizzazione e le conseguenze provocate dalla recente emergenza sanitaria da Covid-19.
A soli cinque mesi dalla chiusura della rilevazione sono stati diffusi i primi risultati provvisori.
I primi risultati riguardano aspetti tematici di particolare rilevanza relativi alle attività svolte dalle istituzioni non profit orientate a categorie sociali portatrici di disagi specifici, fragili e/o vulnerabili, le reti di relazione che le istituzioni strutturano sul territorio e il loro processo di digitalizzazione. Sono diffusi inoltre i dati relativi ai volontari impegnati nel settore nel 2021.
Le principali caratteristiche strutturali
Le informazioni statistiche sul numero di istituzioni non profit attive in Italia e sulle loro principali caratteristiche
strutturali vengono diffuse annualmente a partire dai dati del Registro statistico. L’ultimo aggiornamento fa
riferimento all’anno 2020 (https://www.istat.it/it/archivio/275918).
Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183
dipendenti (Prospetto 1). Tra il 2019 e il 2020 le INP crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il
2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni.

Nel 2020, le istituzioni crescono di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest,
in diminuzione al Nord-est (-0,5%). I dipendenti impiegati dalle INP aumentano di più nelle Isole (+5,1%), al Centro
(+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%).
Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le INP presentano una distribuzione territoriale
piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e
nelle Isole. In riferimento ai dipendenti la concentrazione territoriale è anche più evidente: per il 57,2% sono
impiegati nelle regioni del Nord contro il 20,0% del Mezzogiorno.
La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%) resta l’associazione, seguono le INP con
altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). La distribuzione dei dipendenti
per forma giuridica permane piuttosto eterogenea, con il 52,9% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si
attestano al 19,6% nelle associazioni e al 15,3% nelle INP con altra forma giuridica.
Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle INP, seguono i settori delle Attività culturali e artistiche (15,9%), delle
Attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (9,9%) (Prospetto 2). La
distribuzione del personale dipendente, pur eterogenea, è concentrata in pochi settori: Assistenza sociale e
protezione civile (48,4%), Istruzione e ricerca (15,0%), Sanità (11,9%) e Sviluppo economico e coesione sociale
(11,4%).

In calo ma sempre determinante il ruolo degli oltre quattro milioni di volontari
Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle INP attive nel 2021 si avvale dell’attività
gratuita di 4,661 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%)
i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente
sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei
cittadini. Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle
vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia
(Prospetto 3), con il 29,3% di INP con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di INP con volontari
e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione
residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le
regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro
e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti.
Anche se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, la composizione percentuale
dei volontari nelle diverse ripartizioni evidenzia una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 solo
nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est.

Considerando la forma giuridica delle INP, le unità che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza
dei casi associazioni (89,1% sia di istituzioni con volontari che di volontari). Seguono le istituzioni con altra forma
giuridica, pari al 6,3% (in cui sono compresi comitati, enti ecclesiastici, società di mutuo soccorso), che impiegano
l’8,4% dei volontari del settore; le fondazioni (1,8%) e le cooperative sociali (2,6%). La composizione dei volontari
per forma giuridica delle INP rilevata nel 2021 risulta molto simile a quella rilevata nel 2015.
Le istituzioni che operano grazie al contributo dei volontari e i volontari stessi si concentrano nei settori delle
attività culturali e artistiche, sportive, ricreative e di socializzazione, che insieme aggregano il 65,2% delle
istituzioni con volontari e il 54,5% dei volontari (Prospetto 4). Seguono i settori dell’Assistenza sociale e protezione
civile (con il 10% di istituzioni e il 14,7% di volontari) e quello della Sanità (con il 4,4% di istituzioni e il 9,8% dei
volontari). Il 6,5% dei volontari presta invece la propria attività in istituzioni non profit a carattere religioso.

All’interno dei diversi settori si osservano aree di intervento specifiche che, più di altre, “attirano” il contributo
dei volontari nelle quali le attività gratuite sono il perno principale delle funzioni svolte.
In particolare, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei
settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%),
della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del
totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%).
I volontari impegnati nel settore non profit sono per il 57,5% uomini e il 42,5% donne, composizione in linea con il
2015 (Figura 1). Il calo del volontariato organizzato registrato rispetto al 2015 (-15,7% a livello nazionale), è
evidente per entrambe le categorie, ma quello relativo alla componente femminile è inferiore al dato nazionale
(-17,6% per gli uomini, -13,0% per le donne).
Secondo l’attività prevalente l’incidenza di donne è più alta in questi settori: Religione (con 55 volontarie su 100
volontari), Cooperazione e solidarietà internazionale (53,4% di volontarie), Filantropia e promozione del
volontariato (52,7%), Istruzione e ricerca (51%) e Sanità (49,2%).