Giovedì 12 ottobre presso il Belvedere di San Leucio, il CSV Assovoce ETS – in presenza di istituzioni, forze dell’ordine e della magistratura – ha promosso l’iniziativa “Beni confiscati, beni liberati, beni comuni”.
CASERTA – Uno spazio per mettere in connessione esperienze che animano diversi contesti territoriali. L’iniziativa “Beni confiscati, beni liberati, beni comuni” promossa giovedì 12 ottobre presso il Belvedere di San Leucio dal CSV Assovoce ETS è stata un’importante occasione per fare il punto sul riuso sociale dei beni confiscati e più in generale degli immobili pubblici, in ottica di bene comune.
“Tanto è stato fatto e tanto c’è ancora da fare” le parole di Elena Pera, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Caserta, rappresentano la sintesi di un evento di rilevanza nazionale per le presenze, per le competenze, per la partecipazione. “Venti anni fa – prosegue Pera – questo era un sogno. Oggi vedere tanti giovani, le associazioni, le istituzioni mostrare i passi avanti che sono stati fatti rappresenta la realizzazione di un sogno”. Ampio spazio è stato infatti dedicato a chi concretamente opera all’interno di beni confiscati e beni comuni, grazie alle testimonianze dei giovani operatori volontari impegnati nel programma di Servizio Civile Universale “Beni liberati, Caserta modello di legalità”, e di realtà associative quali Agenda 21 per Carditello, Libera, L’Albero della Vita ODV, Città viva ODV e delle cooperative sociali Maeditactio e La Strada.
“I giovani ci spingono a fare ancora di più” ha dichiarato il prefetto Giuseppe Castaldo. “La confisca dei beni non è solo strumento per la lotta alla criminalità ma anche per la crescita sociale ed economica del territorio. Oggi il nostro impegno è quello di rendere effettivo e corretto l’utilizzo di queste risorse, assicurandone la funzione sociale”.
“Vedere giovani impegnati nella gestione comune del bene confiscato e liberato significa trasmettere dei valori positivi a chi domani rappresenterà la nostra classe dirigente” così il Questore di Caserta Andrea Grassi. Anche il Magistrato antimafia Cesare Sirignano ha parlato di prospettive future: “È necessario colmare il gap tra beni confiscati, beni sequestrati e beni utilizzati, modificando il percorso con il quale si arriva alle confische rendendolo più celere”. Presenti anche le istituzioni locali, con il Comune di Caserta rappresentato dall’Arch. Massimiliano Palmiero e con la Provincia di Caserta rappresentata dall’Avv. Maurizio Del Rosso.
“I volontari della provincia di Caserta rendono evidente quanto il volontariato sia un soggetto autorevole e competente nello sviluppo delle comunità” ha precisato il Direttore del CSV ASSO.VO.CE. ETS Paola Piscitelli. “Il nostro compito è soprattutto quello di stimolare connessioni di saperi, azioni, progettualità condivise, e lo facciamo attraverso un’ampia rete di collaborazione che oggi trova un valore aggiunto in CSVnet e altri CSV che si impegnano su questo tema in altre regioni d’Italia”.
Il CSV Palermo, con la Presidente Giuditta Petrillo ha quindi raccontato l’esperienza del Centro Polifunzionale “Don Milani”, un bene confiscato restituito ai giovani del territorio di Bagheria attraverso un patto di collaborazione: “Ci abbiamo creduto perché pensiamo che per poter fare rete e per poter crescere nei territori le associazioni hanno bisogno di luoghi, non di piccoli spazi”.
“Non più beni confiscati, non beni liberati, ma solo beni comuni” Pasquale Marchese, Presidente del CSV Foggia, nel rappresentare l’impegno del centro di servizio per il volontariato e l’esperienza delle “Terre di Peppino di Vittorio” realizzata a Cerignola, ha voluto lanciare un messaggio di speranza per il futuro: “Quando non avremo più beni confiscati, ma solo beni comuni significherà che abbiamo sconfitto la mafia. Sappiamo che è un’impresa ardua, ma i sogni sono importanti e quindi dobbiamo impegnarci ancora di più affinché si avverino”.
“Sono numerosi i CSV che fanno delle azioni importanti sui territori e oggi ci chiedono di costruire insieme un qualcosa più grande. È importante far emergere le buone prassi e costruire, dal basso, una visione comune sul tema” così Chiara Tommasini presidente della rete nazionale dei Centri di servizio per il volontariato.
“Anche i CSV – conclude la presidente Tommasini – sono beni comuni e vanno gestiti in maniera intelligente, con senso di realtà, insieme. Sono strutture con un ruolo ben identificato all’interno del Codice del terzo settore e con una visione strategica di animazione dei territori, di supporto alle comunità in maniera trasversale su tanti temi che si concretizza in servizi di consulenza, formazione, di accompagnamento, di supporto logistico modellati sulla base di quello che i territori chiedono”.





















































